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Rocca Manfrediana

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August 23, 2021
Brisighella LA ROCCA, LA TORRE DELL’OROLOGIO E IL MONTICINO CARATTERIZZANO IL PAESAGGIO PER CUI BRISIGHELLA È FAMOSA LA ROCCA BrisighellaOspitaleSorge su uno dei tre pinnacoli gessosi che dominano il borgo. Edificata nel 1310 dai Manfredi, signori di Faenza, rimase a questa famiglia fino al 1500, quando passò per soli tre anni a Cesare Borgia. Dal 1503 al 1509 appartenne ai Veneziani che costruirono il grandioso maschio e due lati delle mura, poi fece parte dello Stato Pontificio. Alla fine del 1500 i due torrioni furono ricoperti da un tetto. La Rocca conserva ancora le caratteristiche delle fortezze medioevali: i fori per le catene dei ponti levatoi sopra la porta d’ingresso, i beccatelli e le caditoie, i camminamenti sulle mura di cinta, le feritoie. Il restauro della Rocca Manfrediana e Veneziana ha comportato nella prima fase interventi di manutenzione e restauro delle strutture murarie e dei camminamenti di ronda. Successivamente con gli stralci successivi terminati alla fine del 2008 si è invece provveduto alla valorizzazione degli aspetti peculiari del fortilizio e alla predisposizione degli allestimenti, in funzione delle attività culturali che vi si vorranno insediare. Con l’occasione si è provveduto alla manutenzione del percorso pedonale dal paese (la Strada della Rocca) e al rifacimento dell’illuminazione del monumento. Tra gli interventi più significativi si ricordano il recupero e la pulizia dell’intero paramento murario, il rifacimento delle coperture delle due torri e del camminamento di ronda con passerelle. E’ stata realizzata un’illuminazione dinamica, diversa a seconda delle angolazioni e variabile in scansioni temporali. Appare come la sede ideale per un museo dedicato al rapporto tra l’Uomo e il Gesso, anche in virtù dell’imponente cornice architettonica (che è stata oggetto di un recente restauro) e della disponibilità di spazi interni rimasti fino ad oggi privi di allestimenti stabili. Il Museo l’Uomo e il Gesso è un percorso che attraversa la lunga storia del rapporto dell’uomo con questo territorio e con il minerale che lo caratterizza. La scala di accesso alla Torre Manfrediana, sulla destra, è una passeggiata nella storia che parte dalla frequentazione in età protostorica delle grotte della Vena del Gesso per motivi funerari e di culto, attraversa l’età Romana con lo sviluppo dell’attività estrattiva del prezioso lapis specularis (vetro di pietra) ed arriva al Medioevo e al Rinascimento, con il fenomeno dell’incastellamento che ha visto le creste gessose protagoniste della costruzione di rocche e castelli. La sala alta della torre Manfrediana espone i pereti archeologici ritrovati nella Vena del Gesso e risalenti a queste tre diverse fasi di frequentazione. Per l’esposizione, allestita all’interno di vetrine sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia Romagna e del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna, sono stati selezionati alcuni tra i contesti più rappresentativi indagati all’interno della Vena del Gesso, ovvero i reperti provenienti dalla Grotta dei Banditi per l’epoca pre/protostorica; i materiali della casa romana del Carnè, della cava della Lucerna, prima cava di lapis specularis identificata in Italia, per l’età romana; i materiali rinvenuti nel castello di Rontana per l’età medievale. Inoltre un video, proposto nella sala allestita, mostra, tramite una interessante ricostruzione cinematografica, in che cosa consisteva l’estrazione del Lapis Specularis, aiutata dalla fioca luce della lucerna. Alla sezione specificamente dedicata al rapporto tra l’Uomo e il Gesso, nella Torre Veneziana è stata affiancata una seconda sezione didattica legata al Medioevo e al Rinascimento riguardante l’edificio della Rocca. A questo fine, sono stati posizionati sia negli spazi esterni sia negli spazi interni pannelli didattici dedicati alla storia della Rocca e alla funzione dei singoli ambienti; inoltre, negli ambienti del torrione sud-orientale sono state allestite con riproduzioni – cucina e stanza da notte – così da poter restituirne una piena leggibilità. Il visitatore potrà segure il percorso didatti lasciando trasportare anche dalle ripristinate Pietre Parlanti. Un percorso multimediale interattivo dove il visitatore è accolto da musica e voci narranti che parleranno della Storia del luogo grazie ad sensori di presenza che ne rilevano il movimento ed attivano così le “Pietre Parlanti”, punti informativi “non convenzionali” inseriti nelle murature. Il percorso che si snoderà all’interno della torre Veneziana culminerà nell’ambiente superiore, aperto verso il paesaggio circostante, dove le Pietre parlanti spiegheranno rocche e castelli castelli del territorio, in molti casi in contatto visivo con la Rocca stessa. In fondo al cortile interno è possibile visitare la caponiera e comprendere la funzione difensiva delle opere fortificate. TORRE DELL’OROLOGIO In origine era il fortilizio fatto erigere nel 1290 da Maghinardo Pagani da Susinana con massi squadrati di gesso, per controllare le mosse degli assediati nel vicino castello di Baccagnano. Fino al 1500 costituì, insieme alla Rocca, il sistema difensivo del centro abitato. Danneggiata e ricostruita più volte, la torre fu completamente rifatta nel 1850 e nello stesso anno vi fu posto anche l’orologio. Il quadrante dell’orologio è a sei ore. Interessante vista sui calanchi, una formazione di argille azzurre, dilavate dagli agenti atmosferici. La Torre dell’ Orologio è chiusa. IL SANTUARIO DELLA MADONNA DEL MONTICINO Qui è venerata una sacra immagine in terracotta policroma di autore ignoto, datata 1626, collocata in origine in un piccolo tabernacolo nei pressi di Porta Buonfante. Nel 1662 fu traslata in una cappella, dove oggi sorge il Santuario, sul colle che si chiamava allora Monte Cozzolo o Calvario, forse perchè dirupato e scosceso. Nel 1758 fu edificato l’attuale santuario che, nel corso del tempo, ha avuto numerosi rifacimenti. L’odierna facciata fu rifatta su progetto del prof. Edoardo Collamarini nel 1926 in occasione del III centenario della sacra Immagine. Gli affreschi interni risalgono al 1854 e sono opera del faentino Savino Lega. Il Santuario è chiuso. Sul retro del santuario, la cava da cui fino a pochi anni fa si estraeva il gesso, è diventata un Museo Geologico all’aperto.
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Ubicación
64 Via Rontana
Brisighella, Emilia-Romagna